Questa tesi nasce dalla mia esperienza di tirocinio presso il Comune di Milano, che mi ha permesso di conoscere Estate Sforzesca e di partecipare alla sua realizzazione, sia durante la fase organizzativa che quella più strettamente operativa. Da qui il desiderio di mettere in fila gli stimoli ricevuti e dar loro una forma, in un lavoro che potesse ampliare il discorso all’efficacia dei fenomeni festivi e culturali all’interno dei contesti cittadini. Per fare ciò ho prima di tutto cercato di delineare un’analisi del tema della festa che tenesse conto dei vari studi antropologici e sociologici in merito, dai quali ho estrapolato le linee guida necessarie a definire i parametri d’indagine della mia ricerca, che verte attorno a un tipo preciso di festa: l’estate culturale organizzata dalle città. Tempo, spazio, collettività e partecipazione sono infatti le parole chiave attorno alle quali si organizza questo discorso, che vuole rendere conto di come la festa, quando efficace, contenga sempre in sé un potenziale trasformativo. La partecipazione collettiva, nel tempo altro della festa, agisce sullo spazio della città, riattivandolo: si innesca così un meccanismo virtuoso per cui è la stessa collettività a ritrovarsi comunità proprio in relazione al legame con il luogo, aprendosi alla possibilità di un nuovo modo di intendere e vivere realtà e società. Dopo due primi capitoli teorici, il modello fin qui presentato viene analizzato nelle sue applicazioni pratiche: come viene gestita dalle amministrazioni pubbliche la festa quando si colloca in quel particolare momento dell’anno definito come estate? Questa la domanda da cui sono partita per istituire un confronto tra le esperienze di due città, Roma e Milano, dagli anni Settanta fino alla contemporaneità. Infine, l’ultimo capitolo di questa tesi è dedicato a Estate Sforzesca, che dal 2013 costituisce il fiore all’occhiello della programmazione estiva milanese. Tre mesi di musica, teatro e danza all’interno del Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, a farne la rassegna culturale più lunga e variegata d’Italia. Attraverso l’analisi delle varie edizioni e delle sue caratteristiche peculiari, tra cui il modello gestionale innovativo e la particolarità del suo palinsesto, sono infine giunta ad applicarvi quel paradigma festivo da cui ero partita, per mettere alla prova l’efficacia (in termini di azione sociale e culturale) della rassegna stessa. Grazie ad un pubblico eterogeneo e grazie al coinvolgimento di realtà diverse del territorio, Estate Sforzesca riesce ad agire sulla città generando una rete di connessioni che dal centro si irradia alla periferia, pur concentrando la sua proposta multidisciplinare in un unico luogo. Così facendo, scardina quel modello di consumo culturale che spesso si rivolge a pubblici di nicchia e fa del Castello un polo culturale attrattivo per tutti, dove tutti si sentono parte di una comunità.
Il paradigma della festa nelle pratiche di rigenerazione urbana: il caso dell'Estate Sforzesca
GIUDICI, CHIARA
2018/2019
Abstract
Questa tesi nasce dalla mia esperienza di tirocinio presso il Comune di Milano, che mi ha permesso di conoscere Estate Sforzesca e di partecipare alla sua realizzazione, sia durante la fase organizzativa che quella più strettamente operativa. Da qui il desiderio di mettere in fila gli stimoli ricevuti e dar loro una forma, in un lavoro che potesse ampliare il discorso all’efficacia dei fenomeni festivi e culturali all’interno dei contesti cittadini. Per fare ciò ho prima di tutto cercato di delineare un’analisi del tema della festa che tenesse conto dei vari studi antropologici e sociologici in merito, dai quali ho estrapolato le linee guida necessarie a definire i parametri d’indagine della mia ricerca, che verte attorno a un tipo preciso di festa: l’estate culturale organizzata dalle città. Tempo, spazio, collettività e partecipazione sono infatti le parole chiave attorno alle quali si organizza questo discorso, che vuole rendere conto di come la festa, quando efficace, contenga sempre in sé un potenziale trasformativo. La partecipazione collettiva, nel tempo altro della festa, agisce sullo spazio della città, riattivandolo: si innesca così un meccanismo virtuoso per cui è la stessa collettività a ritrovarsi comunità proprio in relazione al legame con il luogo, aprendosi alla possibilità di un nuovo modo di intendere e vivere realtà e società. Dopo due primi capitoli teorici, il modello fin qui presentato viene analizzato nelle sue applicazioni pratiche: come viene gestita dalle amministrazioni pubbliche la festa quando si colloca in quel particolare momento dell’anno definito come estate? Questa la domanda da cui sono partita per istituire un confronto tra le esperienze di due città, Roma e Milano, dagli anni Settanta fino alla contemporaneità. Infine, l’ultimo capitolo di questa tesi è dedicato a Estate Sforzesca, che dal 2013 costituisce il fiore all’occhiello della programmazione estiva milanese. Tre mesi di musica, teatro e danza all’interno del Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, a farne la rassegna culturale più lunga e variegata d’Italia. Attraverso l’analisi delle varie edizioni e delle sue caratteristiche peculiari, tra cui il modello gestionale innovativo e la particolarità del suo palinsesto, sono infine giunta ad applicarvi quel paradigma festivo da cui ero partita, per mettere alla prova l’efficacia (in termini di azione sociale e culturale) della rassegna stessa. Grazie ad un pubblico eterogeneo e grazie al coinvolgimento di realtà diverse del territorio, Estate Sforzesca riesce ad agire sulla città generando una rete di connessioni che dal centro si irradia alla periferia, pur concentrando la sua proposta multidisciplinare in un unico luogo. Così facendo, scardina quel modello di consumo culturale che spesso si rivolge a pubblici di nicchia e fa del Castello un polo culturale attrattivo per tutti, dove tutti si sentono parte di una comunità.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/7985