L’intera concezione e realizzazione di questo elaborato gravita attorno allo studio della memoria dello spettatore/testimone nel suo duplice ruolo di archivio dell’esperienza teatrale - luogo, cioè, di conservazione e sopravvivenza della performance - e medium di trasmissione e tradizione di una coscienza storica collettiva, intessuta atomicamente di una dimensione affettiva, relativa al singolo. Questo lavoro intende concentrarsi sul Laboratorio di Progettazione Teatrale di Luca Ronconi - chimera sperimentale e pionieristica che prese vita nella città di Prato negli anni ’70 - e si propone di rintracciare le propaggini dell’esperienza nei sussulti e nelle trasformazioni della memoria dei suoi testimoni. La ricerca delle fonti è avvenuta sul campo ed è stata orientata in senso antropologico, volta dunque a cogliere quei fenomeni di vissuto che non sono altrimenti rintracciabili sui documenti: le tracce lasciate dagli “imponderabili della vita reale”, che devono essere comprese e interpretate nella loro piena realtà. Tuttavia, la memoria dei nostri testimoni, che chiede di essere ascoltata, interpretata e trasmessa, risulterebbe indecifrabile se privata della contestualizzazione artistica, storica, politica e geografica in cui il Laboratorio di Progettazione Teatrale venne concepito e realizzato. Le fonti storiche e documentali delle Biblioteche di Prato e dell’Archivio Storico del Teatro Metastasio hanno permesso di ripercorrere le storie di una città, di un’idea di teatro e di un regista come tre traiettorie che, muovendosi nello spazio e nel tempo, conducono ad un preciso contesto storico, culturale e politico: il “palcoscenico” su cui andò in scena un’esperienza di ricerca che investì la città, intesa come territorio e comunità, con carica rivoluzionaria e fragilità utopica. A questa parte più prettamente storica e circoscritta al nostro caso di studio segue una ricognizione teorica-macroscopica degli studi di antropologia teatrale e neuroscienze sulla dialettica tra Teatro e Memoria, in cui si esplora il rapporto tra azione performativa e percezione dello spettatore. Su queste fondamenta teoriche trova propulsione l’epicentro sperimentale di questo lavoro: attraverso l’interpretazione della memoria rielaborata dalle persone che vissero direttamente, all’epoca, quell’esperienza come partecipanti alle attività laboratoriali, dalla platea o dietro le quinte, scoprendone la filigrana ideologica e creativa, si è costruito un percorso critico in grado di fungere da anello di congiunzione tra passato e presente, instaurando un dialogo volto al futuro. Scavando in ciò che del Laboratorio trapela nel presente, si può infatti riportare alla luce il significato in nuce di quel tempo, di quell’idea di teatro, di quella Prato, e ridargli vita: ciascun ricordo si fa portatore di una prospettiva particolare, assumendo, di conseguenza, sfumature di senso proprio nella sua relazione d’appartenenza con un singolo modo di sentire e percepire il mondo. Questo posizionamento permette di leggere ed interpretare testimonianze raccolte non come sterili resoconti da aggiungere alle fonti documentali, ma come declinazioni del paradigma del repertorio, forma di archivio che trova alimento nella sua dimensione performativa e vitale, nella tradizione di una memoria collettiva e nella definizione di un immaginario culturale. Infine, si tenterà di esplorare e comprendere concretamente il modo e la misura in cui la percezione dell’esperienza del Laboratorio di Progettazione Teatrale - evocata attraverso il ricordo – ha contribuito a costruire, definire e trasformare l’identità sociale culturale dei testimoni.
La Memoria dello spettatore come Archivio dell'esperienza teatrale: il caso del Laboratorio di Progettazione Teatrale di Prato
MAZZEI, SILVIA
2019/2020
Abstract
L’intera concezione e realizzazione di questo elaborato gravita attorno allo studio della memoria dello spettatore/testimone nel suo duplice ruolo di archivio dell’esperienza teatrale - luogo, cioè, di conservazione e sopravvivenza della performance - e medium di trasmissione e tradizione di una coscienza storica collettiva, intessuta atomicamente di una dimensione affettiva, relativa al singolo. Questo lavoro intende concentrarsi sul Laboratorio di Progettazione Teatrale di Luca Ronconi - chimera sperimentale e pionieristica che prese vita nella città di Prato negli anni ’70 - e si propone di rintracciare le propaggini dell’esperienza nei sussulti e nelle trasformazioni della memoria dei suoi testimoni. La ricerca delle fonti è avvenuta sul campo ed è stata orientata in senso antropologico, volta dunque a cogliere quei fenomeni di vissuto che non sono altrimenti rintracciabili sui documenti: le tracce lasciate dagli “imponderabili della vita reale”, che devono essere comprese e interpretate nella loro piena realtà. Tuttavia, la memoria dei nostri testimoni, che chiede di essere ascoltata, interpretata e trasmessa, risulterebbe indecifrabile se privata della contestualizzazione artistica, storica, politica e geografica in cui il Laboratorio di Progettazione Teatrale venne concepito e realizzato. Le fonti storiche e documentali delle Biblioteche di Prato e dell’Archivio Storico del Teatro Metastasio hanno permesso di ripercorrere le storie di una città, di un’idea di teatro e di un regista come tre traiettorie che, muovendosi nello spazio e nel tempo, conducono ad un preciso contesto storico, culturale e politico: il “palcoscenico” su cui andò in scena un’esperienza di ricerca che investì la città, intesa come territorio e comunità, con carica rivoluzionaria e fragilità utopica. A questa parte più prettamente storica e circoscritta al nostro caso di studio segue una ricognizione teorica-macroscopica degli studi di antropologia teatrale e neuroscienze sulla dialettica tra Teatro e Memoria, in cui si esplora il rapporto tra azione performativa e percezione dello spettatore. Su queste fondamenta teoriche trova propulsione l’epicentro sperimentale di questo lavoro: attraverso l’interpretazione della memoria rielaborata dalle persone che vissero direttamente, all’epoca, quell’esperienza come partecipanti alle attività laboratoriali, dalla platea o dietro le quinte, scoprendone la filigrana ideologica e creativa, si è costruito un percorso critico in grado di fungere da anello di congiunzione tra passato e presente, instaurando un dialogo volto al futuro. Scavando in ciò che del Laboratorio trapela nel presente, si può infatti riportare alla luce il significato in nuce di quel tempo, di quell’idea di teatro, di quella Prato, e ridargli vita: ciascun ricordo si fa portatore di una prospettiva particolare, assumendo, di conseguenza, sfumature di senso proprio nella sua relazione d’appartenenza con un singolo modo di sentire e percepire il mondo. Questo posizionamento permette di leggere ed interpretare testimonianze raccolte non come sterili resoconti da aggiungere alle fonti documentali, ma come declinazioni del paradigma del repertorio, forma di archivio che trova alimento nella sua dimensione performativa e vitale, nella tradizione di una memoria collettiva e nella definizione di un immaginario culturale. Infine, si tenterà di esplorare e comprendere concretamente il modo e la misura in cui la percezione dell’esperienza del Laboratorio di Progettazione Teatrale - evocata attraverso il ricordo – ha contribuito a costruire, definire e trasformare l’identità sociale culturale dei testimoni.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/851