Nei mercati europei da lungo tempo è diffusa la prassi secondo cui il pagamento delle somme dovute a titolo di corrispettivo al fornitore di beni o servizi avviene con ritardi notevoli rispetto al momento in cui è stata effettuata la prestazione oggetto del rapporto commerciale. I ritardi, spesso ingiustificati e squilibrati a favore della parte debitrice, hanno un’incidenza negativa sulla crescita economica e sulla liquidità delle imprese creditrici, specie se queste sono piccole e medie imprese. Alla luce delle dannose conseguenze per le economie nazionali e per la stabilità del mercato unico si è avvertita proprio in ambito comunitario l’urgenza di sviluppare una disciplina diretta a contrastare tale fenomeno. Nel 2000 il Parlamento Europeo approva la direttiva n. 2000/35/CE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. In Italia la direttiva è recepita con d.lgs. n. 231/2002. La nuova disciplina, indirizzata a reprimere la prassi dei ritardati pagamenti nelle contrattazioni con le pubbliche amministrazioni, prevede principalmente: la statuizione di termini legali entro i quali effettuare il pagamento, la corresponsione di elevati interessi moratori nel caso di mancato rispetto del termine stabilito e la nullità delle clausole convenzionalmente stabilite se gravemente inique a danno del creditore. La disciplina nella sua versione originaria è stata però scarsamente efficace e largamente criticata. Si è reso necessario un nuovo intervento normativo da parte della Comunità Europea che ha portato all’approvazione di una seconda direttiva, la n. 2011/7/CE. Essa non stravolge ma corregge e integra un quadro normativo ritenuto lacunoso in alcuni profili di dettaglio, migliorandone alcuni punti critici, ora espressi in una forma più chiara e scorrevole. Le nuove disposizioni della direttiva n.2011/7 sono recepite in Italia con il D.lgs. n.192/2012, che modifica solo in parte il d.lgs. n.231/2002. Il principale intervento di riforma consiste nella previsione di misure più stringenti per i contratti conclusi con la PA, e la distinzione dei termini per la decorrenza degli interessi di mora a seconda che il debitore sia un privato o una pubblica amministrazione. A maggior tutela degli interessi del creditore è ulteriormente innalzato il saggio degli interessi di mora, che svolgono una funzione deterrente e sanzionatoria.

La lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali: il d.lgs. n. 231/2002

CATALDI, CONSUELO
2016/2017

Abstract

Nei mercati europei da lungo tempo è diffusa la prassi secondo cui il pagamento delle somme dovute a titolo di corrispettivo al fornitore di beni o servizi avviene con ritardi notevoli rispetto al momento in cui è stata effettuata la prestazione oggetto del rapporto commerciale. I ritardi, spesso ingiustificati e squilibrati a favore della parte debitrice, hanno un’incidenza negativa sulla crescita economica e sulla liquidità delle imprese creditrici, specie se queste sono piccole e medie imprese. Alla luce delle dannose conseguenze per le economie nazionali e per la stabilità del mercato unico si è avvertita proprio in ambito comunitario l’urgenza di sviluppare una disciplina diretta a contrastare tale fenomeno. Nel 2000 il Parlamento Europeo approva la direttiva n. 2000/35/CE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. In Italia la direttiva è recepita con d.lgs. n. 231/2002. La nuova disciplina, indirizzata a reprimere la prassi dei ritardati pagamenti nelle contrattazioni con le pubbliche amministrazioni, prevede principalmente: la statuizione di termini legali entro i quali effettuare il pagamento, la corresponsione di elevati interessi moratori nel caso di mancato rispetto del termine stabilito e la nullità delle clausole convenzionalmente stabilite se gravemente inique a danno del creditore. La disciplina nella sua versione originaria è stata però scarsamente efficace e largamente criticata. Si è reso necessario un nuovo intervento normativo da parte della Comunità Europea che ha portato all’approvazione di una seconda direttiva, la n. 2011/7/CE. Essa non stravolge ma corregge e integra un quadro normativo ritenuto lacunoso in alcuni profili di dettaglio, migliorandone alcuni punti critici, ora espressi in una forma più chiara e scorrevole. Le nuove disposizioni della direttiva n.2011/7 sono recepite in Italia con il D.lgs. n.192/2012, che modifica solo in parte il d.lgs. n.231/2002. Il principale intervento di riforma consiste nella previsione di misure più stringenti per i contratti conclusi con la PA, e la distinzione dei termini per la decorrenza degli interessi di mora a seconda che il debitore sia un privato o una pubblica amministrazione. A maggior tutela degli interessi del creditore è ulteriormente innalzato il saggio degli interessi di mora, che svolgono una funzione deterrente e sanzionatoria.
2016
On combating late payment in commercial transactions: the d.lgs. n. 231/2002.
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