Il presente lavoro ha ad oggetto la causa del contratto, un istituto che nel tempo non ha mai smesso di sollecitare il dibattito dottrinale e, contestualmente, di stimolare l’interpretazione giurisprudenziale. Se nella causa può leggersi il fondamento giustificativo del contratto, parlare di causa significa infatti trattare della ragione più profonda dell’atto di autonomia privata. Viene, dunque, spontaneo domandarsi come prescindere da un istituto che si manifesta a tal punto coessenziale al diritto; eppure, nel panorama giuridico attuale, molte sono le spinte che incoraggiano una svalutazione di questo strumento. Con la volontà di indagare, senza pretese di esaustività, il destino della causa contractus entro un tale scenario la tesi si struttura in tre parti. Nella prima, allo scopo di cogliere il significato essenziale dell’elemento causale, si procede ad un’analisi diacronica delle funzioni che la causa ha espletato nelle diverse fasi storiche: da quella tradizionale di giustificazione della nascita del vincolo contrattuale, alla diversa funzione di controllo ordinamentale, alla sua nuova valorizzazione funzionale in termini concreti. A questa prima rassegna, segue una breve analisi di tipo sincronico, finalizzata a comprendere le attuali funzioni dell’istituto. Nella seconda parte si adotta una prospettiva comparata, onde valutare in che modo altri sistemi giuridici abbiano risolto il problema causale, nella convinzione che ciò possa offrire spunti utili per spiegare la crisi che oggi investe la causa. Si considerano, allo scopo, tre diversi sistemi. Innanzi tutto, il common law, per saggiare la portata storica ed attuale della doctrine of consideration e per comprenderne così analogie e differenze con la causa contrattuale. Di seguito, i progetti di armonizzazione del diritto dei contratti, come modelli di disciplina (quantomeno formalmente) acausalista caratterizzati dal comune obiettivo di slegare l’obbligatorietà delle pattuizioni dalla sussistenza di “requisiti ulteriori” rispetto alla semplice intenzione delle parti di vincolarsi giuridicamente. Da ultimo, l’ordinamento giuridico francese che, da sistema causalista per tradizione secolare, con la riforma del 2016 ha espressamente abrogato la cause, per delegarne le funzioni a meccanismi alternativi. Nella terza ed ultima parte si passa a valutare il significato che attualmente la causa – intesa nella sua accezione concreta – riveste nel nostro ordinamento, nell’inevitabile tensione creata dal confronto fra il dato normativo, una dottrina divisa fra chi auspica un’espansione del terreno operativo dell’elemento e chi invece ne promuove un superamento, e infine una giurisprudenza quanto mai propensa a piegare il concetto alle più svariate finalità applicative. Quanto illustrato non fornisce una risposta univoca circa la sorte che il nostro ordinamento pare riservare alla causa contractus, ma permette di comprendere come siano le esigenze pratiche a favorire l’evoluzione dei sistemi giuridici, per il tramite di un lavorio giurisprudenziale costantemente volto ad evitare lo scollamento fra tali esigenze e le previsioni normative. È dunque l’analisi della prassi a fornire gli indizi più rilevanti circa il futuro del requisito causale. Se da tale analisi emerge oggi l’assoluta vitalità dell’istituto, non per questo la prassi può rimanere sorda rispetto alle indicazioni provenienti dalla dottrina più illuminata: considerati lo scenario europeo in cui si colloca il nostro ordinamento e l’esperienza vissuta da altri sistemi nazionali è quanto mai opportuno adoperare lo strumento causale in modo trasparente, scongiurando il rischio della perdita del suo significato pregnante. Solo così si ritiene verosimile la preservazione della causa contractus come strumento di cui il diritto possa proficuamente continuare a servirsi.

Recenti evoluzioni del concetto di causa del contratto

GUDERZO, VIRGINIA
2018/2019

Abstract

Il presente lavoro ha ad oggetto la causa del contratto, un istituto che nel tempo non ha mai smesso di sollecitare il dibattito dottrinale e, contestualmente, di stimolare l’interpretazione giurisprudenziale. Se nella causa può leggersi il fondamento giustificativo del contratto, parlare di causa significa infatti trattare della ragione più profonda dell’atto di autonomia privata. Viene, dunque, spontaneo domandarsi come prescindere da un istituto che si manifesta a tal punto coessenziale al diritto; eppure, nel panorama giuridico attuale, molte sono le spinte che incoraggiano una svalutazione di questo strumento. Con la volontà di indagare, senza pretese di esaustività, il destino della causa contractus entro un tale scenario la tesi si struttura in tre parti. Nella prima, allo scopo di cogliere il significato essenziale dell’elemento causale, si procede ad un’analisi diacronica delle funzioni che la causa ha espletato nelle diverse fasi storiche: da quella tradizionale di giustificazione della nascita del vincolo contrattuale, alla diversa funzione di controllo ordinamentale, alla sua nuova valorizzazione funzionale in termini concreti. A questa prima rassegna, segue una breve analisi di tipo sincronico, finalizzata a comprendere le attuali funzioni dell’istituto. Nella seconda parte si adotta una prospettiva comparata, onde valutare in che modo altri sistemi giuridici abbiano risolto il problema causale, nella convinzione che ciò possa offrire spunti utili per spiegare la crisi che oggi investe la causa. Si considerano, allo scopo, tre diversi sistemi. Innanzi tutto, il common law, per saggiare la portata storica ed attuale della doctrine of consideration e per comprenderne così analogie e differenze con la causa contrattuale. Di seguito, i progetti di armonizzazione del diritto dei contratti, come modelli di disciplina (quantomeno formalmente) acausalista caratterizzati dal comune obiettivo di slegare l’obbligatorietà delle pattuizioni dalla sussistenza di “requisiti ulteriori” rispetto alla semplice intenzione delle parti di vincolarsi giuridicamente. Da ultimo, l’ordinamento giuridico francese che, da sistema causalista per tradizione secolare, con la riforma del 2016 ha espressamente abrogato la cause, per delegarne le funzioni a meccanismi alternativi. Nella terza ed ultima parte si passa a valutare il significato che attualmente la causa – intesa nella sua accezione concreta – riveste nel nostro ordinamento, nell’inevitabile tensione creata dal confronto fra il dato normativo, una dottrina divisa fra chi auspica un’espansione del terreno operativo dell’elemento e chi invece ne promuove un superamento, e infine una giurisprudenza quanto mai propensa a piegare il concetto alle più svariate finalità applicative. Quanto illustrato non fornisce una risposta univoca circa la sorte che il nostro ordinamento pare riservare alla causa contractus, ma permette di comprendere come siano le esigenze pratiche a favorire l’evoluzione dei sistemi giuridici, per il tramite di un lavorio giurisprudenziale costantemente volto ad evitare lo scollamento fra tali esigenze e le previsioni normative. È dunque l’analisi della prassi a fornire gli indizi più rilevanti circa il futuro del requisito causale. Se da tale analisi emerge oggi l’assoluta vitalità dell’istituto, non per questo la prassi può rimanere sorda rispetto alle indicazioni provenienti dalla dottrina più illuminata: considerati lo scenario europeo in cui si colloca il nostro ordinamento e l’esperienza vissuta da altri sistemi nazionali è quanto mai opportuno adoperare lo strumento causale in modo trasparente, scongiurando il rischio della perdita del suo significato pregnante. Solo così si ritiene verosimile la preservazione della causa contractus come strumento di cui il diritto possa proficuamente continuare a servirsi.
2018
Recent developments in the 'causa contractus' concept
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/9971