Il mercurio è considerato uno dei maggiori inquinanti globali rilasciato nell’ambiente con l’industrializzazione. È un metallo pesante molto pericoloso in grado di causare effetti dannosi, anche importanti, nell’uomo. Il mercurio viene assorbito dall’organismo umano e smaltito grazie a due organi di fondamentale importanza: il fegato in cui viene metabolizzato e i reni che si occupano della sua eliminazione e nei quali tende ad accumularsi. Questo agente tossico può attraversare le membrane biologiche cellulari, interagire con proteine, interferire con reazioni basali della cellula ed influire anche a livello nucleare modificando l’espressione genetica e la sintesi proteica. In questo elaborato sono stati studiati gli effetti del cloruro di mercurio HgCl2 nel fegato e in epatociti murini in coltura tramite approcci di microscopia ottica e microscopia elettronica. I campioni in esame sono stati sottoposti ad un trattamento con cloruro di mercurio, ad una concentrazione di 10µM, e confrontati con i campioni controllo non trattati. Sono stati eseguite due diverse tecniche di colorazione del DNA per stimare l’area occupata dall’eterocromatina nelle due condizioni. In seguito, sono stati eseguiti esperimenti di immunoistochimica e immunocitochimica per osservare la distribuzione di marcatori istonici specifici dell’eterocromatina (H3K9me3, H3K27me3, H4K20me3) a livello dei domini associati al nucleolo (NADs) e dei domini associati alla lamina (LADs). Abbiamo osservato che nel campione trattato con HgCl2 le aree di eterocromatina sono visibilmente ridotte a livello dei NADs e LADs, si presentano con una struttura più lassa e meno condensata. In concomitanza si osserva una riduzione dei livelli delle modicazioni istoniche H3K9me3, H3K27me3, H4K20me3. Dai risultati ottenuti si deduce che il cloruro di mercurio ha degli effetti a livello epigenetico che determinano decondensazione dell’eterocromatina. Si ipotizza che questa decondensazione serva ad attivare l’espressione di nuove proteine per rispondere all’effetto citotossico indotto dal cloruro di mercurio.
Il cloruro di Mercurio induce decondensazione di eterocromatina e diminuzione di modificazioni istoniche relative al silenziamento genico in epatociti murini.
SAIA, LILIANA
2021/2022
Abstract
Il mercurio è considerato uno dei maggiori inquinanti globali rilasciato nell’ambiente con l’industrializzazione. È un metallo pesante molto pericoloso in grado di causare effetti dannosi, anche importanti, nell’uomo. Il mercurio viene assorbito dall’organismo umano e smaltito grazie a due organi di fondamentale importanza: il fegato in cui viene metabolizzato e i reni che si occupano della sua eliminazione e nei quali tende ad accumularsi. Questo agente tossico può attraversare le membrane biologiche cellulari, interagire con proteine, interferire con reazioni basali della cellula ed influire anche a livello nucleare modificando l’espressione genetica e la sintesi proteica. In questo elaborato sono stati studiati gli effetti del cloruro di mercurio HgCl2 nel fegato e in epatociti murini in coltura tramite approcci di microscopia ottica e microscopia elettronica. I campioni in esame sono stati sottoposti ad un trattamento con cloruro di mercurio, ad una concentrazione di 10µM, e confrontati con i campioni controllo non trattati. Sono stati eseguite due diverse tecniche di colorazione del DNA per stimare l’area occupata dall’eterocromatina nelle due condizioni. In seguito, sono stati eseguiti esperimenti di immunoistochimica e immunocitochimica per osservare la distribuzione di marcatori istonici specifici dell’eterocromatina (H3K9me3, H3K27me3, H4K20me3) a livello dei domini associati al nucleolo (NADs) e dei domini associati alla lamina (LADs). Abbiamo osservato che nel campione trattato con HgCl2 le aree di eterocromatina sono visibilmente ridotte a livello dei NADs e LADs, si presentano con una struttura più lassa e meno condensata. In concomitanza si osserva una riduzione dei livelli delle modicazioni istoniche H3K9me3, H3K27me3, H4K20me3. Dai risultati ottenuti si deduce che il cloruro di mercurio ha degli effetti a livello epigenetico che determinano decondensazione dell’eterocromatina. Si ipotizza che questa decondensazione serva ad attivare l’espressione di nuove proteine per rispondere all’effetto citotossico indotto dal cloruro di mercurio.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/14631