La Morte intesa come finitudine e perdita è una tematica che fin dall’alba dei tempi ha costituito un motivo di riflessione, portando a modificare quelli che sono gli atteggiamenti individuali e collettivi nei confronti della Morte. Partendo dall’uomo primitivo fino ad arrivare ai giorni nostri, l’uomo e la società hanno cercato di dare una spiegazione a questo evento, considerandolo come un confine naturale, un limite che ci permetteva di rivalutare la vita in virtù di ciò; fino ad arrivare ai giorni nostri, dove a causa del dominio del linguaggio della Tecnica, si cerca di evitare e negare l’esistenza della Morte stessa. Si cerca di eliminare quel limite di cui la Morte si fa portatrice, nella speranza e illusione che sia possibile evitare di dover dare un senso a ciò che in realtà, appartiene al fuori-senso. Attraverso l’analisi dei diversi rapporti della vita umana con l’esperienza della perdita, sia dal punto di vista dell’elaborazione del lutto sia da quello dell’accettazione della propria Morte, si è cercato di evidenziare come sia opportuno un cambiamento culturale nell’affrontare questa tematica. Cambiamento che passa attraverso la narrazione, attraverso il linguaggio ed attraverso la parola piena: piena dell’angoscia della morte, piena del limite che rappresenta e piena di Reale. Una parola che, sapendo come poter svuotare la pienezza angosciosa della Morte, favorisca l’incontro con il vuoto che la mancanza della mancanza rappresenta in quanto possibile espressione “laica” della condizione esistenziale del soggetto. In questo senso allora anche possibile parola che cura nel momento in cui riesce a non negare la Morte ma sostenere il silenzio che accompagna il suo enigma.
Riflessioni sulla Morte e sul Morire (Affrontare la morte e la perdita nella contemporaneità)
BIANCHETTI, CLAUDIA
2023/2024
Abstract
La Morte intesa come finitudine e perdita è una tematica che fin dall’alba dei tempi ha costituito un motivo di riflessione, portando a modificare quelli che sono gli atteggiamenti individuali e collettivi nei confronti della Morte. Partendo dall’uomo primitivo fino ad arrivare ai giorni nostri, l’uomo e la società hanno cercato di dare una spiegazione a questo evento, considerandolo come un confine naturale, un limite che ci permetteva di rivalutare la vita in virtù di ciò; fino ad arrivare ai giorni nostri, dove a causa del dominio del linguaggio della Tecnica, si cerca di evitare e negare l’esistenza della Morte stessa. Si cerca di eliminare quel limite di cui la Morte si fa portatrice, nella speranza e illusione che sia possibile evitare di dover dare un senso a ciò che in realtà, appartiene al fuori-senso. Attraverso l’analisi dei diversi rapporti della vita umana con l’esperienza della perdita, sia dal punto di vista dell’elaborazione del lutto sia da quello dell’accettazione della propria Morte, si è cercato di evidenziare come sia opportuno un cambiamento culturale nell’affrontare questa tematica. Cambiamento che passa attraverso la narrazione, attraverso il linguaggio ed attraverso la parola piena: piena dell’angoscia della morte, piena del limite che rappresenta e piena di Reale. Una parola che, sapendo come poter svuotare la pienezza angosciosa della Morte, favorisca l’incontro con il vuoto che la mancanza della mancanza rappresenta in quanto possibile espressione “laica” della condizione esistenziale del soggetto. In questo senso allora anche possibile parola che cura nel momento in cui riesce a non negare la Morte ma sostenere il silenzio che accompagna il suo enigma.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: TESI MAGISTRALE PSICOLOGIA
BIANCHETTI CLAUDIA MATRICOLA 522590
RIFLESSIONI SULLA MORTE E SUL MORIRE
(AFFRONTARE LA MORTE E LA PERDITA NELLA CONTEMPORANEITA')
RELATORE: GIUSEPPE ORESTE POZZI
CORRELATORE: DOMENICO COSENZA
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/26442