DEMOCRAZIE LIBERALI E DISSENSO: IL RUOLO DELL'OBIEZIONE DI COSCIENZA E DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE NELL'ERA DIGITALE

This thesis addresses the concepts of “conscientious objection” and “civil disobedience” in light of the phenomenon of hacking, and in particular ethical hacking . The latter, since the closing decade of the last century, has attracted increasing attention from jurists, political analysts and philosophers as it has come to be configured as an unprecedented form of dissent manifestation and demanding activity. Still poorly received and relaunched in Italy, the debate on the status ofhacking as a legitimate way of manifesting dissent, falling under the rubric of conscientious objection or civil disobedience, deserves instead to be explored further, not least in light of the growing importance of the online dimension of social, civil and political life within liberal democracies. To meet this need, the cornerstones of the liberal democratic set-up were first retraced, identifying them as the legitimacy, fairness and pluralism of the State. Second, we turned to an examination of the concepts of “conscientious objection” and “civil disobedience,” highlighting their differences, similarities, legal and philosophical framing. Finally, these two concepts were problematized in the light of evidence from new digital contexts, addressing the question of whether and to what extent ethical hacking can be considered a manifestation of dissent that is in the tradition of liberal democracies as a form of conscientious objection and civil disobedience, without neglecting an assessment of the critical issues and opportunities that such a perspective might represent.

La tesi affronta i concetti di “obiezione di coscienza” e “disobbedienza civile” alla luce del fenomeno dell’hacking, e in particolare dell’hacking etico. Quest’ultimo, fin dal decennio conclusivo del secolo scorso, ha suscitato un’attenzione crescente da parte di giuristi, analisti politici e filosofi poiché è venuto configurandosi come forma inedita di manifestazione del dissenso e di attività rivendicativa. Ancora scarsamente recepito e rilanciato in Italia, il dibattito sullo statuto dell’hacking come forma legittima di manifestazione del dissenso, rientrante nella fattispecie dell’obiezione di coscienza o della disobbedienza civile, merita invece di essere approfondito, non ultimo in luce dell’importanza crescente della dimensione online della vita sociale, civile e politica all’interno delle democrazie liberali. Per rispondere a questa esigenza, si sono ripercorsi in primo luogo i cardini dell’assetto democratico liberale, individuandoli nella legittimità, nell’equità e nel pluralismo dello Stato. In secondo luogo, ci si è dedicati alla disamina dei concetti di “obiezione di coscienza” e “disobbedienza civile”, evidenziandone differenze, analogie, inquadramento giuridico e filosofico. Infine, si sono problematizzati questi due concetti alla luce delle evidenze provenienti dai nuovi contesti digitali, affrontando l’interrogativo se e in che misura l’hacking etico possa essere considerato una manifestazione del dissenso che si colloca nel solco della tradizione delle democrazie liberali come forma di obiezione di coscienza e disobbedienza civile, senza trascurare una valutazione delle criticità e delle opportunità che una simile prospettiva potrebbe rappresentare.