Questo studio esplora il greco di Calabria, oggi parlato in forma residuale nella Bovesìa, come caso emblematico di una lingua minoritaria la cui marginalità comunicativa si accompagna a una forte centralità simbolica. Inserito nel quadro delle politiche italiane di tutela linguistica e nelle più ampie riflessioni sul plurilinguismo, il lavoro indaga le ideologie, le pratiche e le interferenze che modellano la vitalità del grecanico, intrecciando dati linguistici e prospettive dei parlanti. Attraverso un’indagine sul campo basata su interviste a informatori locali, emergono rappresentazioni plurali: il grecanico come eredità affettiva legata alle espressioni linguistiche più intense, come codice stigmatizzato che ostacola la trasmissione intergenerazionale, come risorsa folclorizzata e commodificata, ma anche come strumento di resistenza e di rinnovata rivendicazione identitaria. L’analisi delle scelte lessicali e dei percorsi di prestito reciproco con le varietà romanze locali rivela la permeabilità bidirezionale dei repertori, mentre il task linguistico condotto con i parlanti offre nuove prospettive sulla stratificazione e sull’innovazione interna della lingua. Più che ricostruire un semplice inventario di interferenze, il lavoro restituisce il greco di Calabria come spazio dinamico di negoziazione culturale. Esso mostra come il destino di una lingua minoritaria non si giochi soltanto sul numero dei suoi parlanti, ma anche sulla capacità della comunità di attribuirle valore, di reinscriverla nelle pratiche quotidiane e di rielaborarne il significato simbolico. In questa prospettiva, le voci grecaniche raccolte testimoniano non solo una perdita annunciata, ma anche l’ostinata volontà di resistenza: la lingua appare fragile e discontinua, ma al contempo portatrice di una forza identitaria che continua a plasmare il paesaggio culturale della Calabria contemporanea.
Fonè ton Grèco tis Calavrìa: pratiche, ideologie e interferenze linguistiche nel grecanico della Bovesìa
MEDAGLIA, LUIGI
2024/2025
Abstract
Questo studio esplora il greco di Calabria, oggi parlato in forma residuale nella Bovesìa, come caso emblematico di una lingua minoritaria la cui marginalità comunicativa si accompagna a una forte centralità simbolica. Inserito nel quadro delle politiche italiane di tutela linguistica e nelle più ampie riflessioni sul plurilinguismo, il lavoro indaga le ideologie, le pratiche e le interferenze che modellano la vitalità del grecanico, intrecciando dati linguistici e prospettive dei parlanti. Attraverso un’indagine sul campo basata su interviste a informatori locali, emergono rappresentazioni plurali: il grecanico come eredità affettiva legata alle espressioni linguistiche più intense, come codice stigmatizzato che ostacola la trasmissione intergenerazionale, come risorsa folclorizzata e commodificata, ma anche come strumento di resistenza e di rinnovata rivendicazione identitaria. L’analisi delle scelte lessicali e dei percorsi di prestito reciproco con le varietà romanze locali rivela la permeabilità bidirezionale dei repertori, mentre il task linguistico condotto con i parlanti offre nuove prospettive sulla stratificazione e sull’innovazione interna della lingua. Più che ricostruire un semplice inventario di interferenze, il lavoro restituisce il greco di Calabria come spazio dinamico di negoziazione culturale. Esso mostra come il destino di una lingua minoritaria non si giochi soltanto sul numero dei suoi parlanti, ma anche sulla capacità della comunità di attribuirle valore, di reinscriverla nelle pratiche quotidiane e di rielaborarne il significato simbolico. In questa prospettiva, le voci grecaniche raccolte testimoniano non solo una perdita annunciata, ma anche l’ostinata volontà di resistenza: la lingua appare fragile e discontinua, ma al contempo portatrice di una forza identitaria che continua a plasmare il paesaggio culturale della Calabria contemporanea.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/30562