La presente tesi analizza in prospettiva comparata le dinamiche della cancel culture in Occidente e in Corea del Sud attraverso due casi emblematici: il movimento globale #MeToo e lo scandalo sudcoreano del Burning Sun. L’obiettivo è comprendere come pratiche di denuncia pubblica, mobilitazione digitale e costruzione della reputazione si articolino in contesti socio-culturali profondamente diversi e in che modo i media sociali, con particolare attenzione a Instagram, contribuiscano a modellare narrative pubbliche, processi di accountability e forme di sanzione sociale. Dal punto di vista teorico, la ricerca si colloca all’incrocio tra studi sulla mediatizzazione dello scandalo, cultura digitale, sociologia della devianza e teorie dell’opinione pubblica, mettendo in luce la natura situata e relazionale del giudizio collettivo nelle società contemporanee. Il lavoro adotta una metodologia mista che combina analisi qualitativa e quantitativa dei contenuti pubblici pubblicati su Instagram nei momenti chiave dei due casi. Per ciascuna fase vengono selezionati post provenienti da testate giornalistiche, celebrità, attivisti, fandom e utenti ordinari, codificati secondo variabili quali engagement, tono, temi, lingua, tipologia di contenuto visivo e sentiment nei commenti. L’analisi empirica evidenzia come #MeToo presenti una struttura discorsiva ampia, transnazionale e prevalentemente solidaristica, centrata sulla testimonianza delle vittime, sull’indignazione morale e sulla richiesta di trasformazione istituzionale. Al contrario, il caso Burning Sun mostra un campo comunicativo più polarizzato, frammentato e conflittuale, nel quale convivono indignazione pubblica, difesa identitaria dei fandom e narrazioni competitive sulla colpa, la credibilità e la responsabilità. I risultati confermano che la cancel culture non rappresenta un fenomeno uniforme ma un insieme di pratiche sensibili al contesto culturale, al capitale simbolico degli attori coinvolti e alla natura dello scandalo. Negli Stati Uniti, la cancel culture tende a manifestarsi come meccanismo di accountability individuale con forte visibilità mediatica, mentre in Corea del Sud essa si intreccia con norme reputazionali collettiviste, aspettative morali rigide e dinamiche di potere istituzionale, mostrando tuttavia una sorprendente elasticità nei casi in cui lo scandalo assume una dimensione sistemica. L’analisi conclude evidenziando il ruolo centrale delle piattaforme digitali nella costruzione della visibilità morale e nel rimodellamento dei confini dell’accettabilità pubblica, sottolineando al contempo i limiti metodologici e le potenzialità future della ricerca.

Cancel Culture nell'Era Digitale: i casi #MeToo e Burning Sun, tra Occidente e Asia

OREFICE, TERESA
2024/2025

Abstract

La presente tesi analizza in prospettiva comparata le dinamiche della cancel culture in Occidente e in Corea del Sud attraverso due casi emblematici: il movimento globale #MeToo e lo scandalo sudcoreano del Burning Sun. L’obiettivo è comprendere come pratiche di denuncia pubblica, mobilitazione digitale e costruzione della reputazione si articolino in contesti socio-culturali profondamente diversi e in che modo i media sociali, con particolare attenzione a Instagram, contribuiscano a modellare narrative pubbliche, processi di accountability e forme di sanzione sociale. Dal punto di vista teorico, la ricerca si colloca all’incrocio tra studi sulla mediatizzazione dello scandalo, cultura digitale, sociologia della devianza e teorie dell’opinione pubblica, mettendo in luce la natura situata e relazionale del giudizio collettivo nelle società contemporanee. Il lavoro adotta una metodologia mista che combina analisi qualitativa e quantitativa dei contenuti pubblici pubblicati su Instagram nei momenti chiave dei due casi. Per ciascuna fase vengono selezionati post provenienti da testate giornalistiche, celebrità, attivisti, fandom e utenti ordinari, codificati secondo variabili quali engagement, tono, temi, lingua, tipologia di contenuto visivo e sentiment nei commenti. L’analisi empirica evidenzia come #MeToo presenti una struttura discorsiva ampia, transnazionale e prevalentemente solidaristica, centrata sulla testimonianza delle vittime, sull’indignazione morale e sulla richiesta di trasformazione istituzionale. Al contrario, il caso Burning Sun mostra un campo comunicativo più polarizzato, frammentato e conflittuale, nel quale convivono indignazione pubblica, difesa identitaria dei fandom e narrazioni competitive sulla colpa, la credibilità e la responsabilità. I risultati confermano che la cancel culture non rappresenta un fenomeno uniforme ma un insieme di pratiche sensibili al contesto culturale, al capitale simbolico degli attori coinvolti e alla natura dello scandalo. Negli Stati Uniti, la cancel culture tende a manifestarsi come meccanismo di accountability individuale con forte visibilità mediatica, mentre in Corea del Sud essa si intreccia con norme reputazionali collettiviste, aspettative morali rigide e dinamiche di potere istituzionale, mostrando tuttavia una sorprendente elasticità nei casi in cui lo scandalo assume una dimensione sistemica. L’analisi conclude evidenziando il ruolo centrale delle piattaforme digitali nella costruzione della visibilità morale e nel rimodellamento dei confini dell’accettabilità pubblica, sottolineando al contempo i limiti metodologici e le potenzialità future della ricerca.
2024
Cancel Culture in the Digital Age: the #MeToo and Burning Sun cases, between the West and Asia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/32465