APA (American Psychiatric Association) has recently issued official guidelines to include extensive production and posting of selfies within the domain of psychological disorders. According to APA labeling, “Selfitis” is the obsessive-compulsive desire to take selfies and subsequently publish them on several social networks. Taking selfies is not pathological per se; to be considered as such it must become so prominent to alter and hinder the normal functioning of the subject. The phenomenon was fueled by technological innovations, which made possible to turn mobile devices into portable computers featuring integrated cameras. Within its pathological definition, Selfitis has become a significant phenomenon, which calls for serious reflection about the antecedents of its diffusion. Building on the psychoanalytic theories proposed by Jacques Lacan and on the observation of current social changes, an analysis of interpretative pathways was developed, covering the following topics: - the relationship between teenagers, digital environment and last-generation devices (tablets, smartphones, PCs), which act as gatekeepers towards alternative worlds and connection with an always supportive internet-based entity, which is available to satisfying individual requests; - the role of subjective memory in the face of knowledge and image transfer within electronic devices (through pictures and videos); - the role of pictures, with focus on selfies, in building and maintaining personal identity; The present work moves from the idea that the chance to unlimitedly record via images and videos acts as a means to compensate a symbolization deficit, through the illusion of reliably fixing reality in a comprehensive way. This would be detected both at individual and social level. In this respect, the compulsive taking of selfies reflects an impoverishment of the symbolic registry. Within the domain of Imagination, it represents an individual’s attempt to fill the interior gaps preventing the development a stable identity and hindering the adequate processing of individual experiences.

Di recente, l’APA (American Psychiatric Association) ha ufficialmente delineato alcuni parametri per l’inclusione della produzione e pubblicazione pervasiva di autoscatti digitali, i cosiddetti selfie, nel novero dei disturbi psicologici. La “Selfitis”, come è stata definita dall’APA, consiste in un desiderio ossessivo-compulsivo di realizzare autoscatti per poi pubblicarli in Rete all’interno di diversi Social Network. La pratica del selfie non è in sé patologica; perché risulti tale è necessario che questa si manifesti con un carattere di accentuazione e di pervasività tale da condizionare, se non addirittura invalidare, il funzionamento quotidiano del soggetto. Questo fenomeno deve la sua nascita e diffusione alle innovazioni tecnologiche, le quali hanno reso possibile la trasformazione dei telefoni cellulari in computer tascabili muniti di fotocamere integrate. Inteso nella sua deriva patologica, ha assunto oggi proporzioni significative, chiamando a una riflessione sui nuclei profondi che potrebbero costituirne l’origine. All’interno di una cornice di matrice psicoanalitica, con particolare riferimento alla teoria lacaniana, e nella considerazione delle modificazioni sociali che investono i nostri giorni, è stato realizzato un approfondimento volto a tracciare sentieri interpretativi inerenti i seguenti aspetti: il rapporto dell’individuo, soprattutto adolescente, con il mondo digitale e con i device di ultima generazione (pc, smartphone e tablet), i quali si pongono come portali d’accesso a dimensioni alternative e alla presenza di un Altro, quello di Internet, costantemente disponibile e oblativo; il ruolo della memoria soggettiva a fronte di un trasferimento della maggior parte della conoscenza e dei ricordi (fissati attraverso la registrazione foto-video) all’interno dei dispositivi informatici; la funzione delle immagini, in particolar modo del selfie, nella costruzione e nel mantenimento dell’identità e del senso di persistenza personale. L’idea di partenza è che la possibilità della registrazione sul piano dell’immagine (foto-video), nonché della ritenzione non selettiva e illimitata di materiale (nell’illusione di una riproduzione completa e fedele della realtà grazie al mezzo digitale), possa sopperire a una capacità di simbolizzazione deficitaria. Non solo a livello individuale, ma come tendenza socialmente diffusa. In questo senso, il selfie compulsivo viene interpretato come il riflesso di un impoverimento generalizzato del registro simbolico; un tentativo soggettivo, agito sul piano dell’Immaginario, per colmare quelle lacune interiori che precludono l’accesso a un’identità stabile e a un’adeguata elaborazione dei fatti dell’esistenza.

ALICE ATTRAVERSO LO SCHERMO – Riflessioni psicoanalitiche sul fenomeno della Selfie Syndrome

BACCHIONI, CAROLA MARIA
2017/2018

Abstract

APA (American Psychiatric Association) has recently issued official guidelines to include extensive production and posting of selfies within the domain of psychological disorders. According to APA labeling, “Selfitis” is the obsessive-compulsive desire to take selfies and subsequently publish them on several social networks. Taking selfies is not pathological per se; to be considered as such it must become so prominent to alter and hinder the normal functioning of the subject. The phenomenon was fueled by technological innovations, which made possible to turn mobile devices into portable computers featuring integrated cameras. Within its pathological definition, Selfitis has become a significant phenomenon, which calls for serious reflection about the antecedents of its diffusion. Building on the psychoanalytic theories proposed by Jacques Lacan and on the observation of current social changes, an analysis of interpretative pathways was developed, covering the following topics: - the relationship between teenagers, digital environment and last-generation devices (tablets, smartphones, PCs), which act as gatekeepers towards alternative worlds and connection with an always supportive internet-based entity, which is available to satisfying individual requests; - the role of subjective memory in the face of knowledge and image transfer within electronic devices (through pictures and videos); - the role of pictures, with focus on selfies, in building and maintaining personal identity; The present work moves from the idea that the chance to unlimitedly record via images and videos acts as a means to compensate a symbolization deficit, through the illusion of reliably fixing reality in a comprehensive way. This would be detected both at individual and social level. In this respect, the compulsive taking of selfies reflects an impoverishment of the symbolic registry. Within the domain of Imagination, it represents an individual’s attempt to fill the interior gaps preventing the development a stable identity and hindering the adequate processing of individual experiences.
2017
ALICE THROUGH THE LOOKING SCREEN – Psychoanalytic Dissertation on the Selfie Syndrome Problem
Di recente, l’APA (American Psychiatric Association) ha ufficialmente delineato alcuni parametri per l’inclusione della produzione e pubblicazione pervasiva di autoscatti digitali, i cosiddetti selfie, nel novero dei disturbi psicologici. La “Selfitis”, come è stata definita dall’APA, consiste in un desiderio ossessivo-compulsivo di realizzare autoscatti per poi pubblicarli in Rete all’interno di diversi Social Network. La pratica del selfie non è in sé patologica; perché risulti tale è necessario che questa si manifesti con un carattere di accentuazione e di pervasività tale da condizionare, se non addirittura invalidare, il funzionamento quotidiano del soggetto. Questo fenomeno deve la sua nascita e diffusione alle innovazioni tecnologiche, le quali hanno reso possibile la trasformazione dei telefoni cellulari in computer tascabili muniti di fotocamere integrate. Inteso nella sua deriva patologica, ha assunto oggi proporzioni significative, chiamando a una riflessione sui nuclei profondi che potrebbero costituirne l’origine. All’interno di una cornice di matrice psicoanalitica, con particolare riferimento alla teoria lacaniana, e nella considerazione delle modificazioni sociali che investono i nostri giorni, è stato realizzato un approfondimento volto a tracciare sentieri interpretativi inerenti i seguenti aspetti: il rapporto dell’individuo, soprattutto adolescente, con il mondo digitale e con i device di ultima generazione (pc, smartphone e tablet), i quali si pongono come portali d’accesso a dimensioni alternative e alla presenza di un Altro, quello di Internet, costantemente disponibile e oblativo; il ruolo della memoria soggettiva a fronte di un trasferimento della maggior parte della conoscenza e dei ricordi (fissati attraverso la registrazione foto-video) all’interno dei dispositivi informatici; la funzione delle immagini, in particolar modo del selfie, nella costruzione e nel mantenimento dell’identità e del senso di persistenza personale. L’idea di partenza è che la possibilità della registrazione sul piano dell’immagine (foto-video), nonché della ritenzione non selettiva e illimitata di materiale (nell’illusione di una riproduzione completa e fedele della realtà grazie al mezzo digitale), possa sopperire a una capacità di simbolizzazione deficitaria. Non solo a livello individuale, ma come tendenza socialmente diffusa. In questo senso, il selfie compulsivo viene interpretato come il riflesso di un impoverimento generalizzato del registro simbolico; un tentativo soggettivo, agito sul piano dell’Immaginario, per colmare quelle lacune interiori che precludono l’accesso a un’identità stabile e a un’adeguata elaborazione dei fatti dell’esistenza.
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